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Arresti a Villa Alba, lo sdegno dello SPI

10 Febbraio 2016
Bertoletti: "Questa città deve riflettere su come tratta i suoi anziani"

Un anno fa chiedevamo: “Perché per aprire un bar serve un patentino e per una casa famiglia no?”. In questi anni il business delle case famiglia per anziani è più che raddoppiato: nel 2007 a Parma erano 15, nel 2015 se ne contavano 34.

La cronaca di questa mattina ci riporta qualcosa di vergognoso. In una Casa Famiglia a Parma gli anziani venivano imprigionati e maltrattati; secondo il provvedimento della magistratura, persone che non avevano alcuna possibilità di difendersi venivano segregate, subivano percosse, minacce e offese.
Il primo pensiero è agli ospiti di questa casa famiglia e alla responsabilità istituzionale di prendersene, immediatamente, carico.

Da diversi anni lo SPI, ma spesso anche insieme agli altri sindacati dei pensionati, ha denunciato il crescere di una attività privata assistenziale con scarse norme da seguire. Questo ci ha portato a sollecitare e poi condividere con il Comune di Parma un regolamento approvato con deliberazione del Consiglio Comunale il 30.6.2015, per dare regole certe alle case famiglia, per evitare che ci sia il far west su questo tema.

Ora, siamo stati informati che alcuni gestori di Case famiglia sono ricorsi al TAR contro questo nuovo regolamento che si prefissa una giusta esplicitazione della deliberazione della Giunta regionale n° 564/2000. Complimenti!

Credo che questa città debba riflettere per come trattiamo gli anziani. Sullo spirito di dare servizi e non di pensare solo agli affari. Quindi chiedo al Comune di Parma di riprogettare il modello dei servizi agli anziani, riappropriandosi di quel doveroso ruolo di programmazione e di offerta dei servizi. All'AUSL, per le proprie competenze, di attuare controlli adeguati e fare rispettare le leggi e il Regolamento in vigore. Bisogna superare questo senso di impotenza mentre la parte più fragile subisce questi soprusi.

 

Paolo Bertoletti

Segretario Generale
SPI CGIL Parma

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