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“Appalti e crisi dell’edilizia, considerazioni sugli interventi di Aiello e Villani”

28 Settembre 2011
Dichiarazione di Lisa Gattini, segretaria generale Fillea Cgil Parma

 

“L'anno 2011 per il settore edile volge sostanzialmente al termine, ed è chiaro agli operatori del settore quale sia lo scenario sul quale si apre l'anno nuovo per l'edilizia nel nostro territorio. Meno imprese, meno lavoratori dipendenti, molte aziende locali alle prese con procedure fallimentari, molte imprese e lavoratori che faranno ricorso agli ammortizzatori sociali ordinari e in deroga che la Regione mette a disposizione e garantisce fino alla fine dell'anno. Medie imprese che chiedono i concordati e che, per effetto del meccanismo sui crediti chirografari, mettono fortemente in crisi le più  piccole, quelle che hanno lavorato in subappalto per intenderci.

Fra gli attori di questo scenario il Comune di Parma e le sue STU, che devono alle imprese locali importi ingenti per i lavori svolti. In mezzo a tutto ciò si erge la voce dell'assessore Aiello che in occasioni pubbliche, come il meeting delle Casse Edili a Parma e l’inaugurazione dell'asilo Acquarello, sostiene la tesi che per senso di responsabilità il Comune ha portato a termine le opere, e - punto centrale - che il Comune ha dato molto lavoro alle imprese, e che a fronte di questo i pagamenti alle stesse sono un problema che può essere affrontato successivamente. Bene. Cosa c'è nelle tesi dell' assessore Aiello a conforto di quei lavoratori delle aziende saltate o non più in grado di pagare loro i salari? Di quei lavoratori che hanno i crediti congelati nei fallimenti? E soprattutto che non hanno prospettive di rientrare a breve termine nel settore? Credo che una riflessione in merito a responsabilità ben più alte sarebbe più che opportuna.

Venendo poi alla lettera del coordinatore provinciale Villani, pubblicata sui quotidiani locali, che vede negli affidamenti diretti alle aziende del territorio un elemento per un rilancio del settore, vorremmo dire - ammesso che sia opportuno andare in quella direzione - che non è sufficiente ridistribuire le opere sul territorio, occorrono delle regole molto stringenti a tutela dei lavoratori. A cominciare da un affidamento basato sull’offerta economicamente più vantaggiosa, dal rispetto della congruità, da un vincolo ineludibile che tutti i lavoratori abbiano un contratto edile e che siano iscritti alla Cassa edile locale e che i subappalti siano gestiti da aziende del territorio con determinate caratteristiche di garanzia sotto il profilo della stabilità economica e dei canoni di sicurezza. Perché non succeda che le poche aziende che si vedono affidato, senza gara, l'appalto si avvalgano di fatto, per l’esecuzione dei lavori, di aziende non qualificate, non rispettose dei contratti, spesso provenienti da altre province, che deprimono ancora di più un settore già fortemente provato esercitando un dumping non più sostenibile.

Un approccio sereno agli affidamenti diretti in un contesto come quello che sta vivendo Parma, che coinvolge una delle maggiori stazioni appaltanti, il Comune, è cosa complicata.

La normativa sugli appalti si deve applicare in modo rigoroso, le gare vanno fatte, l'utilizzo di denaro pubblico deve avvenire con meccanismi trasparenti e verificabili e semmai con la introduzione di elementi migliorativi delle condizioni di lavoro, regolarità e sicurezza nel settore; come l'esperienza in Italia ha dimostrato (il caso de L'Aquila insegna) le procedure d'emergenza non portano né risparmi di tempi né di soldi, e chi paga sono i cittadini”.

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