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Aimeri Ambiente, sciopero per lo stipendio

21 Marzo 2013
I dipendenti dell'azienda di igiene urbana non ricevono lo stipendio da due mesi

La FP CGIL di Parma denuncia la pesante situazione dei lavoratori dell’azienda Aimeri (impresa che opera nel settore del igiene urbana), che da due mesi non ricevono lo stipendio. La drammatica condizione reddituale di questi lavoratori ha portato alcuni di loro a dover ricorrere ai sussidi umanitari della Caritas per provvedere al sostentamento delle loro famiglie.

Si tratta di lavoratori che per molti versi risultano invisibili, sono coloro che tutti i giorni passano a raccogliere i nostri rifiuti, che siano plastica, carta, secco o altro. Lavoratori che operano in tutte le condizioni climatiche, il cui contributo è indispensabile per tutte le società moderne per garantire la sicurezza sanitaria oltre che il decoro delle città.

La raccolta dei rifiuti costa parecchio alle tasche dei cittadini, che pagano pesanti tasse di smaltimento. La crisi di questa azienda, presente sul territorio nazionale, è esplosa dopo che diverse Amministrazioni comunali non hanno potuto saldare per alcuni mesi le fatture per il lavoro regolarmente svolto. Ciò si è ripercosso paradossalmente anche in territori, come la regione Emilia-Romagna, in cui le spettanze sono state regolarmente versate.

Questo ha portato oggi ad uno sciopero unitario di tutti i cantieri presenti sul territorio regionale, sciopero che ha coinvolto anche i lavoratori di Parma. Il rischio è che in questa situazione si perdano posti di lavoro per colpa di una burocrazia che vede l’azienda committente, IREN, molto più attenta ai passaggi formali che a garantire l’occupazione e il salario a questi lavoratori che operano appunto per conto della multiutilty.

Salvare l’occupazione nelle attività pubbliche e garantire salari che derivano da denaro pubblico è un obbligo e un dovere delle Amministrazioni. Per questo motivo i lavoratori di Aimeri si rivolgono oggi sia alla regione Emilia-Romagna che alle Amministrazioni provinciali interessate per vedere riconosciuti questi diritti.

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