Questo sito non utilizza cookie per le proprie funzionalità o per mandarti pubblicità. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie tecnici per la gestione del sito. Per saperne di più clicca qui.
CGILParma.it


ISCRIVITI ALLA CGIL


Venerdì 19 Aprile 2024
HOME PAGE
CATEGORIE
SERVIZI
CHI SIAMO
ORARI-SEDI-TELEFONI
CONTATTACI

Accordo Parmalat 31 gennaio 2014

3 Febbraio 2014
Dichiarazione di Mauro Macchiesi, segretario nazionale Flai Cgil

L’accordo di venerdì 31 gennaio 2014 con la Parmalat è una scelta dolorosa perché  diminuisce gli organici complessivi del Gruppo, ma lo abbiamo sottoscritto perché in esso è contenuto un Piano sociale che, in parte prevede una ricollocazione con percorsi di mobilità interna e, in parte, prevede l’accompagno alla pensione e quindi non lascia sole le lavoratrici ed i lavoratori a difendersi dalle decisioni dell’azienda.

Già nel precedente accordo del settembre 2012 era prevista una seconda fase della ristrutturazione dopo la chiusura, da parte dell’azienda, di due impianti produttivi come Cilavegna e Genova.

Nell’accordo siamo ripartiti dall’intesa raggiunta al Ministero dello Sviluppo del settembre 2012 sul Piano Industriale del Gruppo e, quindi, dagli investimenti per la nuova linea a Collecchio: 40 milioni sull’innovazione di prodotto ed un piano di marketing a sostegno dei prodotti Parmalat. Inoltre, sono previsti 10 milioni per gli stabilimenti di Collecchio e Zevio per due impianti di Cogenerazione.

Occorrerà controllare con maggiore forza e puntualità la corretta e la puntuale applicazione di questo impegno dell’azienda sugli investimenti. perché è evidente che, secondo la Flai Cgil, l’azienda non si muove con chiarezza sugli obiettivi di business, non supporta la produzione dei prodotti a marchio con la necessaria forza e, nello stesso tempo, è molto lontana da quell’obiettivo dichiarato al Ministero dello sviluppo del 30 % della produzione per le marche private.

Noi avevamo valutato positivamente questa quota di produzione che avrebbe dovuto essere aggiuntiva  ai prodotti di marca, perché avrebbe fatto aumentare i volumi prodotti, saturando la capacità produttiva degli impianti, ma se questa produzione, come sembra dai dati del 2013, diventa sostitutiva, cambia profondamente l’obiettivo: non satura la produzione degli impianti, comprime la qualità delle produzioni a marchio e non genera valore aggiunto dal punto di vista finanziario, in sostanza mette in pericolo l’esistenza  della stessa azienda. Al di là delle difficoltà oggettive dell’azienda, non comprendiamo ancora cosa la proprietà voglia fare.

Le vicende giudiziarie dell’acquisizione Lactalis U.S.A. e la questione della proprietà del pacchetto azionario della Centrale del Latte di Roma possono essere un limite per l’intervento della stessa proprietà, non la giustificazione sul ritardo con cui si decide ad investire. Questo è il vero problema a cui fino ad oggi non si è data risposta: il piano di acquisizione prevedeva la realizzazione a Parma della Governance della produzione del latte in Europa a cui non si è dato corso, l’idea che gli impianti in Italia diventassero sedi di produzione per la marca privata in Europa: ancora alle “prove tecniche”.

Oggi pensare ad un’azienda che, in Italia, trasforma il latte e non produce derivati è un controsenso e quelle aziende che hanno fatto scelte sulle lavorazioni per i prodotti di marca, lavorano su grandi numeri per realizzare margine.

A dieci anni dal crack i prodotti Parmalat vivono ancora di luce riflessa, per un’azienda che faceva forte innovazione di prodotto ed era attenta alla qualità, ebbene, quella “world card” non è più utilizzabile.

Con l’accordo del 31 gennaio 2014 il Sindacato e le Rappresentanze dei lavoratori si sono assunti ancora una volta la propria responsabilità, ora occorre che “i francesi” si assumano la propria.

Il piano di riorganizzazione prevede un progetto di esuberi di 86 unità che si vanno a sommare ai 94 (2) del precedente piano, il piano sociale prevede la ricollocazione interna nell’ara Catania – Ragusa per 6 unità ed il passaggio di 12 lavoratori della logistica ad una apprezzata azienda del settore che opera sempre nella stessa area, con un riconoscimento di 13.000 euro per il passaggio dal contratto alimentaristi a quello dei traporti. Anche a Villaguardia è previsto che l’azienda trovi nuove ricollocazioni con concrete misure di sostegno alle spese di trasloco, oppure alle spese di pendolarismo.

Per i lavoratori che volontariamente volessero uscire dall’azienda avranno un incentivo massimo di 50.000 euro e per i lavoratori pensionabili la copertura di una indennità pari all’80 % del reddito percepito fino alla collocazione in pensione, i lavoratori che volessero uscire dall’azienda entro il 31/03/2014 avranno diritto a 4 mensilità aggiuntive al piano base.

Le RSU ed il Sindacato si impegneranno alla verifica al mantenimento degli impegni dell’azienda sul piano industriale ed all’assistenza dei lavoratori interessati dal piano sociale previsto dagli accordi, l’azienda continua a chiedere a vari livelli maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro e diminuzione di salario. Noi crediamo di aver dimostrato che non ci sottraiamo a concordare l’ottimizzazione dell’efficienza delle linee produttive, ciò è necessario e non modifica le condizioni di lavoro; ma la strada dei salari più bassi non è percorribile perché non è in questa direzione che si rilancia un’azienda come Parmalat.

CONDIVIDI


SU WHATSAPP
SU TWITTER
SU FACEBOOK




A cura dell'Ufficio Stampa e del Centro Sistemi Informativi CGIL di Parma © Copyright 2000-2024
Ottimizzato per Google Chrome Ottimizzato per Google Chrome Ottimizzato per Google Chrome Ottimizzato per Google Chrome Ottimizzato per Google Chrome