Questo sito non utilizza cookie per le proprie funzionalità o per mandarti pubblicità. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie tecnici per la gestione del sito. Per saperne di più clicca qui.
CGILParma.it


ISCRIVITI ALLA CGIL


Martedì 19 Marzo 2024
HOME PAGE
CATEGORIE
SERVIZI
CHI SIAMO
ORARI-SEDI-TELEFONI
CONTATTACI

8 agosto, 62° anniversario della tragedia di Marcinelle, in cui morirono 262 minatori, in gran parte migranti italiani

3 Agosto 2018
Nelle sedi CGIL Parma bandiere listate a lutto

Mercoledì 8 agosto ricorre il 62esimo anniversario della tragedia di Marcinelle dove, nel 1956, persero la vita 262 minatori, in grande maggioranza italiani.

La ricorrenza è come sempre un’occasione significativa per rendere omaggio all’emigrazione italiana, alle sue tante vittime e a quanti, nella ricerca di una vita migliore, hanno sofferto e soffrono sfruttamento, discriminazioni e razzismo. Allo stesso tempo richiama all’impegno per confermare e salvaguardare i valori profondi della costruzione europea – a partire dal suo modello sociale – che hanno trovato nel sacrificio di tanti lavoratori e di tanti emigranti la base materiale per il superamento dei conflitti e dei nazionalismi e per l’abbattimento delle frontiere, tanto più se si pensa a quello che avviene ancora oggi nel mondo, all'emergenza migratoria nel nostro Paese e nel resto del mondo. Allora i "profughi", i "migranti" eravamo noi, un retaggio che per certi versi non possiamo ancora considerare alle nostre spalle. 

Per commemorare l'anniversario della tragedia di Marcinelle la CGIL di Parma per esporrà le proprie bandiere listate a lutto.
 
 
 
 
Per chi desideri approfondire riproponiamo questo estratto al link: http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/scoppia-una-miniera-di-carbone-a-marcinelle/541/default.aspx.
 
L'accordo 'uomo-carbone' del 1946, tra Italia e Belgio

In Italia, in quegli anni, le risorse di carbone erano agli sgoccioli, le potenze vincitrici lo lesinavano agli sconfitti e la nostra produzione era pressoché nulla. Il misero recupero nel porto di Messina di un carico affondato durante la guerra era già tanto. In Italia vi era molta manodopera e pochissime risorse, in Belgio la situazione era l'opposto. Nel '46 infatti i belgi, ricchi di carbone, non volevano fare il lavoro del minatore perché erano coscienti dei pericoli del lavoro in miniera, tra cui malattie come la silicosi. Il governo belga quindi decise di importare manodopera dall'estero, e molti furono gli italiani a partire in cerca di fortuna: 'imparate le lingue e andate all'estero' diceva De Gasperi quando gli veniva prospettato il problema della disoccupazione.
Erano anni difficili per l'Italia, uscita distrutta dalla guerra. L'emigrazione era un modo per 'esportare' i poveri.
( ...)
E così tra il '46 e il '57 arrivarono in Belgio 140mila uomini, 17mila donne e 29mila bambini. 'I musi neri', com'erano chiamati i lavoratori a causa della polvere di carbone che ricopriva i loro corpi, venivano avviati a un lavoro pericolosissimo, privi di ogni preparazione e alloggiati in strutture fatiscenti. Trattati come bestie, erano costretti a lavorare in cunicoli alti appena 50 centimetri. Firmato l'accordo 'uomo-carbone', nei comuni italiani iniziarono a comparire dei manifesti che informavano della possibilità di questo lavoro e in cui c'era scritto che un franco belga equivaleva a 12 lire italiane. Ma per quanto riguarda le mansioni effettive, diceva molto poco.

Secondo l'accordo tutti i minatori in partenza dovevano confluire a Milano dove i medici avrebbero fatto dei controlli di tipo militare. Molti provenivano dalla Calabria alla ricerca di una vita migliore. Il viaggio in treno verso il Belgio durava tre giorni e tre notti. Non c'erano vagoni degni di tale nome, né servizi igienici, molti si sentivano come se stessero viaggiando in un carro bestiame.
Uno dei testimoni racconta che, arrivati a Charleroi, vennero portati in una caserma con dei camion, dove rimasero in piedi per molte ore, senza nemmeno teli di protezione dal freddo, ed era pieno inverno. Poi furono fatti entrare in uno stanzone di una caserma di gendarmeria: erano in 600 e vennero disinfettati, uno per uno.

CONDIVIDI


SU WHATSAPP
SU TWITTER
SU FACEBOOK




A cura dell'Ufficio Stampa e del Centro Sistemi Informativi CGIL di Parma © Copyright 2000-2024
Ottimizzato per Google Chrome Ottimizzato per Google Chrome Ottimizzato per Google Chrome Ottimizzato per Google Chrome Ottimizzato per Google Chrome