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5 maggio, sciopero generale: l’UNIONE FA LA SCUOLA

4 Maggio 2015
A Milano la manifestazione di tutti i lavoratori del Nord Italia

Il prossimo martedì 5 maggio scatterà lo sciopero unitario dei sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams contro il Disegno di legge del governo “La Buona Scuola” e per l’immediata immissione in ruolo dei precari.

 

La FLC CGIL di Parma ritiene necessario ricordare le ragioni che hanno portato alla proclamazione della mobilitazione unitaria, con manifestazione a Milano per tutto il Nord Italia.

 

La protesta accompagna la discussione parlamentare su “La Buona Scuola”, disegno di legge che si configura come un provvedimento che finirà con l’attuare un’idea di “scuola-azienda” sostitutiva del concetto di “scuola per l’uguaglianza”, così come concepita dalla nostra Carta Costituzionale, in quanto prevede:

 

·                     l’aumento dei poteri attribuiti al dirigente scolastico, condizione che  scardina i principi della democrazia scolastica fondata sul pluralismo e la cooperazione nonché sul potere deliberativo degli organi collegiali;

·                     la lesione dei diritti relativi alla libertà d’insegnamento che discendono dall’art. 33 della Costituzione “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento” attraverso l’istituzione di un ordine gerarchico che porrà il docente in un rapporto di subalternità rispetto al DS;

·                     l’ingresso dei privati nella scuola che, così come è pensato, radicalizzerà la sperequazione tra indirizzi, territori e destinatari, minando altresì l’unitarietà del sistema scolastico statale;

·                     l’introduzione all’interno del corpo docente di un sistema competitivo che si traduce in una rivalità tra colleghi e in una gerarchizzazione del corpo docenti contraria allo spirito di collegialità e condivisione su cui fino ad oggi si è fondata la vita scolastica;

·                     l’espulsione dei supplenti dal sistema delle nomine a seguito del divieto di stipulare contratti per più di 36 mesi su posti liberi;

·                     l’esclusione della scuola dell’infanzia dal piano delle assunzioni;

·                     l’incremento dll’alternanza scuola lavoro, da effettuarsi anche durante la sospensione delle lezioni che se non ottimamente regolata rischia di produrre forza lavora gratuita mascherata da opportunità formativa.

 

Il sindacato inoltre denuncia l’uso strumentale e propagandistico del progetto di assunzione dei precari, diritto imposto dall’Unione Europea dopo la sentenza della Corte di Giustizia, ma presentato dal governo come una iniziativa volta ad un grande piano di investimento. Si utilizza la stabilizzazione dei precari per affermare il controllo da parte dei Dirigenti scolastici che rischia di assumere un carattere fortemente clientelare attraverso il sistema della cancellazione del diritto alla sede di titolarità per tutti i docenti, l’attribuzione di un nuovo incarico ogni tre anni a discrezione del dirigente scolastico.

 

Si sottolinea la gravità dell’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al personale ATA come componente integrante, attiva e partecipe della vita scolastica.

 

La critica condizione della scuola italiana ha bisogno, invece, di strumenti normativi e provvedimenti legislativi quali:

·                     decreto d’urgenza per la stabilizzazione dei precari;

·                     rinnovo del contratto per le materie relative al rapporto di lavoro (salario, professione, carriera, mobilità, ecc) che qui vengono ricondotte a piena delega governativa aggirando il ruolo delle rappresentanze sindacali;

·                     disegno di legge per le materie di sistema, come gli ordinamenti, le discipline, gli organi collegiali, la semplificazione, ecc.

 

Vengono presentati come “positivi” aspetti  del Disegno di Legge che invece risultano equivoci:

·                     l’introduzione di un organico funzionale pluriennale che non è chiaramente finalizzato a potenziare l'offerta formativa ma piuttosto a ridurre le supplenze;

·                     lo stanziamento di risorse aggiuntive per la valorizzazione del personale, che sono attribuite in modo discrezionale e al di fuori di regole contrattuali;

·                     la formazione obbligatoria del personale per il miglioramento del servizio che non è inserito in un piano organico di risorse

·                     la possibilità di destinare il 5 per mille all’istruzione che è misura da promuovere per il “sistema scuola pubblica” e non per le “singole scuole”.

 

Alla luce di tutto ciò, le organizzazioni sindacali considerano necessario riproporre una vera discussione sulle politiche scolastiche e si appellano ai parlamentari affinché intervengano radicalmente sui seguenti aspetti inseriti nel DDL:

 

1. Assunzioni

Si chiede l’approvazione di un piano pluriennale per la stabilizzazione del personale docente, educativo ed ATA che superi una volta per tutte l’attuale precariato, al quale vanno garantiti i diritti acquisiti. Il concorso, che resta il canale ordinario delle assunzioni, deve essere rinviato ad un momento successivo.

 

2. Autonomia scolastica e organico funzionale

Si chiede la finalizzazione dell’organico docenti e ATA all’ampliamento dell’offerta formativa (generalizzazione delle scuola dell’infanzia, abbassamento del numero di alunni per classe, promozione dell’orientamento, prevenzione della dispersione, apertura al territorio, istituzione dell’assistente tecnico di laboratorio nella scuola del primo ciclo).

 

3. Rapporto di lavoro

Si chiede l’apertura del confronto negoziale per rinnovare il contratto bloccato dal 2009

 

4. Risorse economiche

Si chiede l’attribuzione di risorse economiche aggiuntive per riqualificare l’istruzione pubblica statale che portino la spesa dell’Italia per istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, ossia al 6% del PIL.

 

5. Formazione del personale

Si chiede un investimento consistente destinato alla formazione e allo sviluppo professionale dell’insegnante e al riconoscimento della qualità didattica raggiunta mediante le esperienze di innovazione introdotte negli istituti.

L’investimento nella formazione dovrà inoltre riguardare tutto il personale ATA, in relazione alle innovazioni organizzative e amministrative poste in essere con i recenti orientamenti ministeriali.

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