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13 luglio, le tute blu tornano a chiedere il #contratto

12 Luglio 2016
FIOM, FIM e UILM provinciali proclamano un nuovo sciopero di 4 ore a sostegno del CCNL e contro le posizioni di Federmeccanica. Le dichiarazioni di Cavalcanti, Fippi, Molinari e Valentini

Tornano in strada anche nel parmense i lavoratori metalmeccanici, con presidi in via Spezia, via San Leonardo e a Fidenza e 4 nuove ore di sciopero territoriale proclamati per domani, mercoledì 13 luglio. Oggetto del contendere, ancora il rinnovo del contratto nazionale di lavoro.
 
1.600.000 lavoratori metalmeccanici sono infatti ancora in attesa del rinnovo del CCNL, principale fonte per il recupero del potere d'acquisto e dei diritti del lavoro.
Confindustria e Federmeccanica vorrebbero affossare questo strumento, indispensabile per la regolamentazione dei rapporti in azienda, del salario e delle condizioni di lavoro. La proposta di non riconoscere nessun tipo di recupero inflattivo/ridistribuzione dell'andamento del settore, a chi possiede un superminimo o un contratto aziendale, è ad oggi l'offerta che dal mese di novembre 2015 fanno le aziende. Il sindacato chiede un negoziato vero che riconosca a chi lavora una retribuzione adeguata, i due livelli contrattuali ed un rilancio degli investimenti nel settore.
 
"Ci aspettiamo una forte partecipazione sugli argomenti del rinnovo del CCNL - dichiara Daniele Valentini, segretario UILM UIL Parma - il confronto aperto da novembre 2015 con Federmeccanica mette a rischio il modello contrattuale. Sul tavolo ci sono due piattaforme, e sono stati consultati i lavoratori attraverso il voto. Fino ad oggi sono state indette 20 ore di sciopero, a livello regionale e territoriale. Le segreterie unitarie hanno indetto lo sciopero di tutte le flessibilità di orario. Il punto sul salario è fondamentale. I metalmeccanici sono stati molto colpiti dalla crisi, hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali e visto calare il loro reddito, hanno bisogno di un rinnovo contrattuale tradizionale". 
 
Sulla stessa linea Ivano Molinari e Daniele Fippi, rispettivamente segretario aggiunto FIM CISL e membro della segreteria FIM CISL Parma: "È la trattativa di rinnovo per il contratto più difficile della storia italiana. Questo contratto riguarda 1.600.000 famiglie, il che vuol dire non meno di 4.000.000 di persone, il 10% della popolazione, il meglio dell'industria manuffaturiera del paese. Diciamo un NO responsabile all'atteggiamento infantile e dozzinale che hanno le aziende. Il paese deve cogliere le opportunità di occupazione, investimenti e di relazioni industriali. Le aziende non colgono i segnali della ripresa. Sappiamo di chiamare i nostri iscritti ad uno sforzo importante, uno sciopero forte considerando il blocco degli straordinari e delle flessibilità. Mercoledì ci saranno disagi per la cittadinanza, ma quello che noi vogliamo è sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema, importante per l'economica italiana"
 
Infine, per Lucia Lucero de Cavalcanti, segretario FIOM CGIL Parma: "Il contratto nazionale è la fonte dei diritti e del reddito. Le aziende pensano di poter rinnovare un contratto a costo zero. Da una parte tolgono reddito, lo distribuiscono in forme detassate che sono la novità dell'attuale sistema di incentivazione creato dal Governo. Ma è uno specchietto per le allodole. La vera intenzione delle aziende è quella di distribuire salario senza nessun tipo di vincolo, inquadramento senza concordare nessun criterio. Quel modello è stato già applicato 70 anni fa. Ma il sistema di diritti collettivi e nazionale è quello che ha permesso la distribuzione della ricchezza e il benessere che portò l'Italia al boom economico. 
Se il milione e 600mila lavoratori metalmeccanici vedranno l'aumento del salario, l'economica tornerà a muoversi. Noi non investiamo in capitali all'estero, noi spendiamo i nostri salari nell'economia reale. E l'orario di lavoro fino ad oggi conquistato è fonte anche di equilibrio sociale. L'idea che hanno Confindustria e Federmeccanica è vecchia come il mondo: voglio farti lavorare di più e pagarti anche di meno. Noi dobbiamo smontare questa idea, impostando un sistema di relazioni industriali equilibrato e ridistributivo". 

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